Una mini guida al ripristino del calcestruzzo armato

Cause del degrado, fasi e modalità di intervento
Sarà capitato a tutti durante una passeggiata per le strade di Palermo o in qualsiasi altro comune siciliano di imbattersi in edifici con balconi elegantemente avvolti da teli verdi per evitare la caduta di calcinacci; si tratta quasi sempre edifici multipiano con struttura in calcestruzzo armato costruiti tra gli anni ’60 e gli anni ’90 del secolo scorso. Se si è stati un po’ più sfortunati, il proprio balcone o peggio quello al piano superiore ha cominciato a fessurarsi e poi a perder pezzi. 

Ma quali sono le cause di questo tipo di degrado e come bisogna intervenire per la messa in sicurezza ed il ripristino a regola d’arte? 

Cerchiamo di chiarire i dubbi in questa mini-guida rivolta non solo agli operatori del settore edile ma anche a tutti gli utenti che avrebbero bisogno di un intervento simile in casa propria.
Probabilmente tutti sanno che nella maggior parte dei casi la causa del degrado del calcestruzzo armato è la corrosione dell’armatura metallica. Perché si verifica?
In ambienti ottimali (pH > 11.5) il metallo è in condizione di passività, ricoperto da uno strato sottile di ossido di ferro (ruggine) impenetrabile agli agenti esterni ma quando queste condizioni vengono a mancare può formarsi un ossido idrato (ruggine cattiva!) con volume fino a 6-8 volte maggiore del normale ferro d’armatura. Questo aumento di volume causa quindi l’espulsione del copriferro e l’urgenza di un intervento di ripristino per evitare che il degrado arrivi in profondità compromettendo la stabilità del manufatto.

Le possibili cause della corrosione sono la carbonatazione della pasta cementizia, che avviene quando l’anidride carbonica nell’atmosfera o disciolta in acqua entra in contatto con il calcestruzzo, e la presenza di cloruri, spesso conseguente all’utilizzo di sabbia marina non trattata nell’impasto, soprattutto in Sicilia.

Come intervenire per risolvere il problema?

In una fase preliminare è utile eseguire delle indagini per individuare la possibile causa scatenante. L’osservazione visiva darà informazioni riguardo eventuali infiltrazioni di acqua piovana (potrebbero essere necessarie delle opere di impermeabilizzazione) ed aiuterà a valutare l’entità del degrado quindi la profondità e l’estensione del problema. In alcuni casi si dovrà ricorrere a delle analisi (elettrochimiche o chimiche) per controllare la quantità di cloruri presenti e la profondità di penetrazione della carbonatazione.

Si potrà quindi procedere alla preparazione del supporto. Lo strato di calcestruzzo degradato e prossimo al distacco è rimosso manualmente o con l’ausilio di un martello demolitore leggero fino allo spessore richiesto (circa 5 cm per strutture mediamente degradate, fino a 10 cm in caso di degrado profondo). Si procederà quindi alla pulitura dei ferri d’armatura utilizzando una spazzola metallica al fine di eliminare lo strato ossidato e favorire l’adesione del nuovo materiale.

Si prosegue con il trattamento dei ferri d’armatura utilizzando una malta passivante applicata a pennello la cui funzione è quella di bloccare la corrosione e migliorare l’aggrappagio del materiale che sostituirà il calcestruzzo rimosso. Queste malte possono essere mono o bi-componente e sono messe a disposizione da vari fornitori come Mapei, Basf, Ruredil.

E’ il momento del vero e proprio intervento di ripristino (detto ripristino volumetrico) in cui verrà applicata una malta che rimpiazzerà il materiale rimosso restituendoci un manufatto avente la sagoma iniziale. I materiali più utilizzati sono malte cementizie tixotropiche fibrorinforzate, fornite da più case produttrici, di solito in forma premiscelata. La quantità utile all’intervento viene miscelata in cantiere con l’ausilio di una betoniera o con trapano munito di frusta. Per interventi su intradossi di balconi e sui prospetti o in generale su strutture mediamente degradate, il prodotto viene applicato con cazzuola e spatola sul supporto bagnato fino a rifiuto.

Qualora l’intervento sia all’estradosso di balconi, su superfici piane, nel caso di degrado profondo (fino a 10 cm) o ancora per incamiciature di pilastri la malta verrà sostituita da un betoncino con inerti di 6-8 mm che verrà gettato o colato all’interno del cassero preventivamente posato. Si potrà quindi procedere alla finitura.

Per maggiori info:
  • UNI EN 1504
  • Quaderno tecnico BASF "Ripristino e rinforzo delle strutture in cemento armato"


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